Cantiere Lampedusa

Barche abbandonate, sventrate, incendiate. Semplici oggetti d’uso e di affezione sequestrati ai migranti, o smarriti durante le fasi concitate dello sbarco, gettati alla rinfusa nella discarica, trasformati in cumuli di spazzatura, fatti a pezzi: scarpe rotte, vestiti, pacchetti di sigarette, croci, bussole, libri, carte, lettere.
Testimonianze preziose, oggetti di memoria e non di rimozione, da conservare e studiare come è stato fatto negli ultimi anni grazie agli sforzi dei volontari di Askavusa e ora del Comune di Lampedusa e Linosa e della Capitaneria di Porto, uniti a noi e altri nella creazione sull’Isola di Lampedusa di un Museo Diffuso delle Migrazioni. Attualmente il progetto è sospeso e in fase di ripensamento.

Senza dimenticare la tragedia dei tanti che perdono la vita in mare o che ancora soffrono in centri di accoglienza trasformati in centri di espulsione, il progetto intende ribaltare la consueta cronaca di emergenze e trattenimenti forzati per dare voce a quelle decine di  migliaia di persone, uomini, donne e bambini, portatori di speranze, sogni, vite, idee di futuro che si sono intrecciate con le nostre, ispirando l’idea di un possibile destino condiviso.
Le loro testimonianze, i racconti, le tracce – e quelle di chi ben prima di loro è emigrato dall’isola verso altre destinazioni, in Italia o all’estero – sono un bene comune per l’Italia contemporanea che abbiamo il dovere di conoscere e conservare per restituire memoria ai molteplici scambi e contaminazioni che hanno improntato il nostro stesso processo di formazione come paese del Mediterraneo.

In questa direzione, nel 2014 AMM ha fatto parte di un gruppo promotore della campagna “Giustizia per i nuovi desaparecidos”, per la costituzione di un tribunale di opinione sulle scomparse dei migranti in viaggio verso l’Europa.

Inoltre, insieme al CISP, l’Usigrai e il Comune di Lampedusa pensiamo a Lampedusa come laboratorio di studio, di insegnamento e di conoscenza delle nostre stesse radici, che unisca gli abitanti dell’isola e i migranti in un percorso di riflessione, condivisione di metodi e fonti, per rintracciare i percorsi, i reticoli, gli incroci di idealità e di cambiamento. Per questo abbiamo elaborato linee progettuali comuni e abbiamo presentato, insieme ad altri partner locali a Lampedusa, Malta, Atene e Lesbo, un primo progetto europeo (“Europe for citizens” 2014/2020).

Questa sezione del sito conserva i materiali iniziali del progetto di Museo diffuso e presenta una serie di materiali, scritti e video, sul cantiere aperto di Lampedusa.

DOCUMENTI

1. Per un museo diffuso delle migrazioni: il progetto
2. Delibera della costituzione del museo delle migrazioni (clicca qui)
3. Lettera del Sindaco di Lampedusa (clicca qui)
4. Che cosa resta di un viaggio della speranza di Attilio Bolzoni (clicca qui)

TESTI

1. “Middle passages”, musealizzazione e soggettività a Bristol e Lampedusa di Gianluca Gatta e  Giusy Muzzopappa
2. “Like a plate of spaghetti” di Alessandro Triulzi
3. The Madonna of the Sea di Maaza Mengiste
4. Lampedusa’s Gaze. Messages from the Outpost of Europe di Simona Wright
5. Landscape is a space of action and thought di Costanza Meli

IMMAGINI

1. Soltanto il mare, un documentario di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna, Fabrizio Barraco, (49’) 2011
2. Grooving Lampedusa, un foto-racconto di Mario Badagliacca (5‘ 25’’), 2012
3. To whom it may concern, un cortometraggio di Zakaria Mohamed Ali (16’), 2013
4. La mappa di Mahamed di Mahamed Aman, a cura di Monica Bandella (26’ 19’’), 2013