Io sono – Storie di schiavitù

Barbara Cupisti
Crotone, Napoli, Roma – 2011 – 63′

Scheda film

Regia: Barbara Cupisti;
Soggetto/Sceneggiatura: Barbara Cupisti, Patrizia Todaro;
Fotografia: Bruno Fundarò;
Montaggio: Erika Manoni;
Musica: Rudy Gniutti, Vittorio Giannelli;
Produzione: Faro Film, in collaborazione con Rai Cinema e con il patrocinio di Amnesty International Italia

Sinossi

Sono storie di quotidiana schiavitù quelle dei protagonisti: Mohammad, arrivato in Italia a 14 anni, lavora e studia per ripagare la cifra dovuta per il suo viaggio; Dadir, dalla Somalia approda in Italia dopo aver pagato il passaggio ben quattro volte; Solomon, ex bambino soldato fuggito dalla guerra in Somalia; Elizabeth, che è riuscita a ricostruire la sua vita, dopo aver denunciato i propri sfruttatori. E poi le vicende di Kabir, Jennifer, Julia e tanti altri. Arrivano in Italia spinti dalla miseria, dalle guerre o dalla ricerca di una propria identità, pagando cifre sproporzionate per il viaggio a organizzazioni illegali e criminali. Desiderando migliorare il proprio futuro, una volta arrivati, si trovano invece a lavorare in nero, sottopagati o addirittura costretti a prostituirsi per restituire l’ammontare del loro debito. Da Crotone a Napoli a Roma per raccontare queste storie seguendo i versi della poesia Profezia di Pasolini.

Invito a Cena‬ – ‪ Il Lazio incontra il Kurdistan turco‬

Angelo Bozzolini
Roma – 2011

Scheda film

Regia: Angelo Bozzolini
Con: Hevi Dilara, Marco Merli
Produzione: Babel Tv

Sinossi

Invito a cena è un docu-reality: in ogni episodio due protagonisti che abitano nella stessa zona geografica, uno italiano e uno straniero, si incontrano per la prima volta di fronte a una tavola apparecchiata. Ognuno dei personaggi proporrà la ricetta di un piatto tipico della propria cultura, che diventerà il pretesto per parlare, discutere e farsi capire.
Nel corso di otto episodi Invito a cena metterà nella stessa stanza esponenti di realtà diverse e apparentemente in conflitto tra loro, alla ricerca di un dialogo e di un territorio comune per scoprire se i problemi di convivenza tra comunità sono poi veramente così insormontabili. Una serie creata da Babel per portare gli spettatori all’interno di realtà territoriali e locali per comprendere e conoscere le varie sfaccettature delle comunità che vi abitano.
A Roma si sono incontrati per la prima volta Marco Merli, consulente aziendale e Hevi Dilara, rifugiata politica curda e poetessa. Marco ha vissuto da giovanissimo gli anni di piombo nelle file della destra missina. Hevi, dopo anni di torture subite e lutti causati dal conflitto nel Kurdistan turco, è arrivata in Italia, dopo un drammatico viaggio nascosta, sotto un Tir. Hevy ha cucinato per Marco alcuni piatti della tradizione curda nella bella casa di Franco, cardiologo amico d’infanzia di Marco con cui ha condiviso la lotta politica. Come in ogni puntata la cena è aperta ai parenti e amici dei nostri protagonisti: Marco e Franco hanno invitato la loro amica avvocato Elena, Hevi ha invitato due sue amiche che si occupano attivamente di immigrazione.

I nostri anni migliori

Matteo Calore, Stefano Collizzolli
Manduria (Ta), Mineo (Ct), Palazzo San Gervasio (Pz) – 2011 – 46′

Scheda film

Regia, Fotografia, Montaggio: Matteo Calore, Stefano Collizzolli;
Con: Adel ben Gaied, Fehti Ouesleti, Mehrez Houihoui, Nader Lihwel, Mouez Bouarida;
Musica: Claudio Conforto, In un sogno di Alberto Nevo Cagol e Bobbafet di Alberto Nevo Cagol – chitarra e voce: Lorenzo Bonarini
Produzione: Matteo Calore e Stefano Collizzolli per ZaLab, Laszlo Rinaldi per toniCorti;
Distribuzione: Zalab

Sinossi

Nei campi profughi di Manduria, Mineo e Palazzo San Gervasio cinque ragazzi tunisini, fra i ventiduemila arrivati a Lampedusa tra febbraio ed aprile 2011, ci raccontano la vita soffocata sotto Ben Ali e la crescita inaspettata e dirompente di una rivolta che ne provocherà la caduta. La possibilità di partire, di cambiare vita, di raggiungere un’Europa per alcuni a lungo sognata e per altri solo improvvisata. Gli anni migliori sono i loro: quelli di una generazione cui per troppo tempo è stata negata la libertà, e che ora hanno deciso di provare a prendersela intera.

Harraguantanamo

Ilyess ben Chouikha, Giulia Bondi
Lampedusa (Ag), Trapani – 2011 – 5′

Scheda film

Immagini: Ilyess ben Chouikha;
Montaggio: Giulia Bondi;
Musiche: Caldero Roots, Paiheux

Sinossi

Ilyess, 30 anni, originario di Zarzis (Tunisia) ha documentato il suo viaggio da “harraga”, clandestino, in 70 fotografie scattate col cellulare tra il 28 marzo e il 17 aprile 2011. Dalla traversata a Lampedusa, tra emergenza e accoglienza, fino a una tendopoli dove ha vissuto per 13 giorni. “Come a Guantanamo”, dice lui: senza acqua a sufficienza per le docce di 700 persone, tra tentativi di fuga inizialmente negati dalle forze dell’ordine, nella costante incertezza sul proprio destino. Il cellulare di Ilyess fotografa il barcone carico di migranti, la famiglia che lo accoglie a Lampedusa e poi, soprattutto, la tendopoli di Trapani, la sua “Guantanamo”: le razioni di cibo (consegnato da dietro un’inferriata per ragioni di sicurezza), le schede telefoniche, i momenti di svago giocando a calcio o ballando, gli scioperi della fame e del sonno organizzati per protesta e, infine, il “permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari”. Gli ultimi scatti mostrano il paesaggio siciliano che vede dal pullman, finalmente libero di proseguire il suo viaggio e tentare di raggiungere Parigi.

Good buy Roma

Gaetano Crivaro, Margherita Pisano
Roma – 2011 – 50′

 

Scheda film

Regia: Gaetano Crivaro, Margherita Pisano;
Soggetto, Sceneggiatura: Gaetano Crivaro, Margherita Pisano;
Fotografie d’archivio: Simona Pampallona;
Fotografa di scena: Margherita Pisano;
Montaggio: Gaetano Crivaro;
Musica: Massimiliano Sbenaglia, Mario Romanazzi;
Formato: Mini Dv, Dvd, Betacam Sp Pal

Sinossi

Abbandonato da anni, chiuso, protetto e minacciato da un alto muro spinato, ricoperto da tanta polvere, l’edificio di Via del Porto Fluviale 12 era un  magazzino militare, di proprietà pubblica, uno di quei tanti scheletri che come funghi spuntano nel panorama cittadino. Era, perché oggi è qualcos’altro. Con gli anni e il lavoro la polvere è stata scacciata, il processo di degrado fermato, e la vita ha preso il suo posto. Dal 2 giugno 2003 vivono, in questo ex scheletro, circa 100 famiglie, provenienti da tre continenti. In 8 anni sono nati circa 40 bambini. Cosi la ex caserma è diventata non solo una casa, ma quasi una piccola città.

Ferrhotel

Mariangela Barbanente
Bari – 2011 – 73′

Scheda film

Regia: Mariangela Barbanente
Sceneggiatura: Mariangela Barbanente, Sergio Gravili
Montaggio: Desideria Rayner
Fotografia: Mariangela Barbanente, Greta De Lazzaris
Produzione: GA&A Productions

Sinossi

Bari, a due passi dalla stazione centrale. Un piccolo albergo dismesso, un viavai ininterrotto di persone che entrano ed escono. Sono ragazzi e ragazze somali, la maggior parte non ancora trentenni. In tasca un permesso di soggiorno e nel loro paese una guerra che sembra non finire mai. Non sono clandestini. Hanno occupato un piccolo spazio in città per cavarsela da soli.

Di tessuti e di altre storie

Teresa Paoli
Prato – 2011 – 53′

Scheda film

Regia, Soggetto,Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio: Teresa Paoli;
Testi: Fabrizio Marini;
Musica: Tommaso Rosati, Baby Blue;
Postproduzione sonora: Bruce Morrison;
Distribuzione: Deriva Film, onthedocks.it

Sinossi

Un’intera comunità che fondava la propria economia sull’industria tessile, travolta dal tornado della globalizzazione e dai contraccolpi della crisi internazionale, è costretta a ripensare il proprio modo di vivere e di lavorare. Le storie di Luciano, Manuela, Salvatore. Storie che parlano di una vita da reinventare, di cose che si perdono e cose che si conquistano, inaspettatamente. Un viaggio nella città di Prato, città simbolo di un’Italia fatta di province ricche e prosperose, polo di attrazione di migliaia d’immigrati e sede della più grande comunità cinese d’Europa. Ora al centro di un riordino sociale e morale senza precedenti.

Dalla testa al cielo

Debora Scaperrotta
Bolzano – 2011 – 53′

Scheda film

Regia, soggetto, sceneggiatura: Debora Scaperrotta
Con: Mohammed Al Masmoudi
Musiche: Manuel Randi, Federico Campana
Montaggio: Valentina Zaggia
Fotografia: Harald Erschbaumer
Suono: Martine De Biasi, Eva Lageder
Produttore: Heidi Gronauer, Lorenzo Paccagnella, Giovanni Barone
Produzione: ZeLIG

Sinossi

Cosa ci rende simili? La necessità di amare, l’impossibilità di sfuggire alla complessità della vita, spesso anche il sentimento di estraneità rispetto ai “luoghi” fisici e psicologici in cui ci troviamo e i rapporti conflittuali con chi ci mette al mondo. Mohammed è un giovane uomo, il suo corpo lo ha portato a riflettere sul senso dell’esistenza e ad un costante confronto con il mondo da un punto di vista molto particolare. Un giorno ha deciso di andare via dalla sua Terra, il Marocco, per fare un viaggio alla ricerca di una dimensione nuova, anche di se stesso.

La consegna – The Delivery

Suranga Deshapriya Katugampala
Lessinia (VR) – 2017 – 15′

 

Scheda film

Regia, soggetto, sceneggiatura: Suranga Deshapriya Katugampala
con: Pryiantha Sirikumara, Gaia Pathirage
Montaggio: Lizi Gelber
Produzione: Okta Film, Start, (H)Films
Con il sostegno di: MIBACT (Bando MigrArti 2° edizione), Archivio delle Memorie Migranti, Associazione Pianoterra onlus, Associazione Thapoda

Sinossi

Una telefonata inattesa scombussola i piani di Gaia e il suo papà. In un pomeriggio d’estate, la consegna di un pacco tra le montagne della Lessinia si trasforma in una piccola avventura, in cui ordinario e straordinario si confondono.

Piccola terra

Michele Trentini
Valstagna, Canale di Brenta, Valsugana (Vi) – 2012 – 54′

 

Scheda film

Regia, Fotografia, Montaggio: Michele Trentini;
Soggetto/Sceneggiatura: Luca Lodatti, Mauro Varotto;
Suono: Michele Trentini, Marco Romano, Roberto Fondriest;
Musica: Esprit de l’Atlas;
Produzione: Università di Padova, Trotzdem

Sinossi

Valstagna, Canale di Brenta, Valsugana, provincia di Vicenza: su piccoli “fazzoletti di terra” un tempo coltivati a tabacco si gioca il destino in controtendenza di personaggi diversi, impegnati nel dare nuova vita ad un paesaggio terrazzato per lo più in stato di abbandono. C’è chi rimane aggrappato con ostinazione e orgoglio all’antico podere di famiglia, chi lascia il posto di operaio presso una cava per ritrovare se stesso, chi venendo dal mondo urbano decide di prendersi cura di campi e muri a secco grazie ad un innovativo progetto di adozione, e chi originario del Marocco, sposato con una ceca, gestisce una pizzeria coltivando il sogno dell’integrazione per i propri figli senza dimenticare gli amati sapori e i profumi della propria infanzia. Il film vuole essere un messaggio di speranza per montagne marginali, un racconto sul valore universale del legame con la terra, che prescinde da interessi economici, impedimenti politici, steccati culturali. Il “mondo dei vinti” degli anni Sessanta, immortalato dal regista Giuseppe Taffarel, qui riproposto per meglio decifrare il presente, oggi è una montagna che torna a vivere.